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Recensione di Toni Jopdifficile cantare dylan. molto. perché dylan non è normale, dylan è duro, freddo, morbido e leggero, sta con i piedi i mille scarpe, nessuna tollerante nei confronti di tutte le altre. mille autori e interpreti hanno provato a cantare dylan, con effetti per me disastrosi, inaccettabili. l'unico che ci è riuscito è stato jimi hendrix con all along the watchtower.... ma era hendrix, come dire uno che sta tra bach e mozart. esiste un solo essere umano al mondo in grado di mettere in scena dylan senza promuovere tenerezze per la buona volonta’, o rigetti: è piero brega, un pezzo del canzoniere del lazio, un veterano, un ragazzo che la sa lunga e che sa cosa sia la leggerezza, come tutti quelli che son cresciuti nel brodo del sessantotto. l'ho ascoltato l'altra sera, a roma, accompagnato da una chitarra elettrica acida e sorniona (ludovico piccinini). è stata una esperienza grande, buona. nessuna mimesi, nessun tentativo di imitare, di entrare nel profondo di un profondo che chissà dove sta. senza ruffianerie, senza enfasi, senza grassi aggiunti. onesto fino al midollo, piero ha offerto e sa offrire un'esperienza intellettualmente pulita. ed è come se ramona fosse cosa sua. traduce talvolta, e la sua traduzione è spinosa non accomodante, conscio della irrimediabile tragedia che sta in qualunque traduzione. ma sorride di quelle spine. gran concerto, e grazie davvero, piero.
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