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La musica popolare, i canti anarchici, le canzoni di lotta da tramandare e tenere vive.
Sabato 01 marzo ore 21.30
Ingresso a sottoscrizione fino ad esaurimento posti
Friccicore – Pianodesotto
Via delle Acacie 14, Roma
I Montelupo sono un gruppo dedito al recupero del canto anarchico italiano attraverso il linguaggio eterno della musica popolare.
Nascono nel 2012 da un'idea di Daniele Coccia Paifelman (voce) Eric Caldironi (chitarre) Alessandro Marinelli (Fisarmonica) ai quali si uniscono Nicoló Pagani (al contrabbasso) e da poco anche la polistrumentista, Lavinia Mancusi (Violino voce e percussioni).
Gli obbiettivi dei Montelupo sono la salvaguardia dei canti cari alla tradizione anarchica italiana (da Pietro Gori a Giuseppe Pinelli) e la trasmissione degli ideali libertari attraverso i propri, storici inni.
I Montelupo hanno registrato nel 2014 il Canzoniere Anarchico edito da Goodfellas con le note ai testi dello storico Franco Schirone e un introduzione di Alessio Lega.
Federico Guglielmi (Mucchio Selvaggio)
Progetto inusuale e culturalmente rilevante quello allestito dal cantante, dal chitarrista e dal fisarmonicista de Il Muro del Canto con il contrabbassista Nicolò Pagani: una scelta di 17 brani più o meno storici del repertorio anarchico opportunamente arricchiti sul piano musicale con i contributi di una decina di amici del giro. Non un'idea estemporanea o magari velleitaria, visto che questo CD affonda le sue radici in una costante attività live, bensì un tributo sincero e "de core" ha un fenomeno importante del nostro folk che non doveva rimanere relegato, come osserva nell'introduzione Alessio lega, alle "splendide, frementi, fruscianti vecchie versioni contenute nei Dischi del Sole".
Anche prescindendo dal valore concettuale dell'operazione, dalla forza poetica dei testi, un album di notevole magnetismo, per merito della bellezza degli arrangiamenti acustici e dell'inconfondibile voce profonda di Daniele Coccia Paifelman spesso affiancato da quelle meno basse, ma sempre vigorose di Bianca Giovannini (Banda Jorona) Cristina Badaracco (Surgery) e Anna Maria Giorgi (Canusia).
Stella Nera. Umanità Nova
Testi messi in musica per la prima volta, ritornelli corretti, inni alla ribellione, stornelli contro preti e monache, ballate e canti, i Montelupo ce l'hanno fatta. A ottobre 2014 uscirà con l'etichetta Goodfellas “Il Canzoniere anarchico”, un percorso di letteratura e note che Daniele Coccia Paifelman con la voce, Eric Caldironi con la chitarra e Alessandro Marinelli con la fisarmonica già propongono da un po' di tempo nei loro concerti in giro per l'Italia e che finalmente è stato raccolto in un disco.
Dall'inno del sangue, dedicato al feroce monarchico Bava, a Figli della plebe, dall'inno individualista dedicato a Gaetano Bresci. Dal canto dei malfattori, a mano alla bomba che rievoca la rivoluzione spagnola, Il Canzoniere anarchico dei Montelupo racconta di sollevazioni, di regicidi, di affamatori di popolo, di preti, di banditi, di malfattori ma anche di idee, di coraggio, di azioni che hanno segnato la storia italiana dalla fine del XIX secolo ad oggi. Non mancano gli stornelli d'esilio, Sante Caserio, Amore ribelle e Addio Lugano bella di Pietro Gori, Il Galeone e gli splendidi canti Anticlericali come la stazione di Monza e Bevi bevi compagno. Ovviamente c'è anche la ballata del Pinelli con la drammatica ricostruzione di quello che accadde la notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969 quando nella questura di Milano Il ferroviere anarchico innocente fu assassinato e gettato dalla finestra dagli agenti che lo stavano interrogando. Il tutto arricchito dal prezioso intervento dello storico Franco Schirone che ha scritto una nota per ogni traccia. Si scopre così che il ritornello di Dimmi bel giovane cantato finora da generazioni di libertari non era corretto e che i Montelupo sono i primi ad aver restituito il canto alla sua versione originaria quella che Francesco Bertelli scrisse e diffuse sulle piazze Toscane e su fogli volanti dal 1873, con il titolo di “Esame di ammissione del volontario alla comune di Parigi”. Il canto che oggi conosciamo e più volte pubblicato, scrive Schirone non è che una piccola parte dell'originale che comprende 22 strofe. Ma ciò che più conta per contenuto e coerenza libertaria è il seguente ritornello molto diverso da quello che la tradizione orale ci ha tramandato e che giustamente gli autori di questo CD hanno per la prima volta voluto incidere. "La casa è di chi la abita è un vile chi lo ignora la terra per i filosofi è Terra di chi la lavora.
Non solo i Montelupo hanno il merito di aver musicato per la prima volta il canto della vendetta. Il testo scrive Schirone, risale a fine Ottocento ma viene pubblicato a New York nel 1924 a cura degli anarchici esuli. È un inno alla lotta quotidiana coi valori del primo Maggio giornata di lotta rivoluzionaria non certamente festa del lavoro: una lotta quotidiana per la redenzione umana e la fine della schiavitù salariale. È davvero un ottimo lavoro e bravi Montelupo! Appuntamento ad ottobre per scaricare canzoniere anarchico in digitale o per acquistarlo nei peggiori negozi di dischi.
Alessio Lega sul Canzoniere Anarchico dei Montelupo
…ma cazzo – ho detto io – questo è il mio disco ! È un po’ di anni che ce l’avevo in testa. Bisogna fare, mi dicevo, una nuova antologia della canzone anarchica. Ogni volta che capitava di sentire quelle splendide, frementi, fruscianti vecchie versioni contenute nei Dischi del Sole, nei dischi degli anni ’70 che hanno cristallizzato il Pantheon musicale dei nostri miti: Sante Caserio, Addio Lugano, Nel fosco fin del secolo morente… beh, ogni volta che sentivo quelle versioni dicevo è ora di riprovarci. Ce le siamo suonate in lungo e in largo queste canzoni: quante volte abbiamo finito i concerti con Nostra patria è il mondo intero, quante volte fra un brano e l’altro partiva Addio Lugano, ripresa in coro dal pubblico (e come disse una volta un comunista per giustificarsi dal fatto di amarla: «ma… è un gran bel valzer!»). Bisogna registrare un disco. Una nuova antologia fatta bene, ben suonata, senza troppi grilli per la testa, che faccia sì che le canzoni siano perfettamente riconoscibili, ma che non sembrino provenire dal grammofono del bisnonno mazziniano. Mettere in fila questa storia degli anarchici in filigrana: i loro scontri, le loro crisi, i loro litigi, sulle molteplici strade della nuova umanità: “pria di morir sul fango della via/imiteremo Bresci e Ravachol”, “ed è per voi sfruttati, per voi lavoratori”. Individualisti, organizzatori, attentatori tenebrosi, cavalieri erranti, … c’è tutta l’eco di mille rivoli che si raccoglie nel grande fiume della libertà e – a navigarlo – c’è sempre il Galeone della nostra bella Paola Nicolazzi, che mi fa solo rabbia che ora non può sentirselo questo disco mio. Bisogna farlo questo disco, come un testimone da passare a nuove generazioni: si vedono nascere in ogni parte d’Italia e del mondo, cori su cori che cantano sempre quelle canzoni, e – guarda caso – poi chi canta si sente in dovere di aderire a quegli ideali, di portarli avanti. Le canzoni seguono la loro vecchia vocazione di propaganda, di proselitismo… bisogna dargli una mano, per quanto si può. Insomma ci stavo pensando a questa esigenza, quando questi mi dicono “ti va di scrivere qualche riga su un disco di canzoni anarchiche?”. Ohibò, scarico i files, me li ascolto… Ma questo è il mio disco! Alessio Lega
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Via delle Acacie, 14, Roma, Lazio, Via delle Acacie, 14, 00171 Roma RM, Italia,Rome, Italy