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Dialogheranno con l'autore e i presenti, Raffaele Paura e Gennaro Esposito. Il romanzo della resurrezione ha un filo conduttore: la memoria. Un patrimonio di ricordi che non appartiene più a chi l’ha vissuto, ma è parte di una rappresentazione collettiva che va oltre la vita del protagonista. Giunto alla fine della sua vita, infatti, Giuseppe Greco, nipote del socialista Giovanni, ucciso dai fascisti, strappa ad Atropo, dea della morte, un patto non scritto e ripercorrendo la storia sua e dei suoi familiari, la inserisce nella vicenda collettiva dell’Italia di quegli anni e realizza il suo progetto: scrivere un romanzo che racconti il sogno di un mondo migliore dopo la dittatura e la delusione per le speranze tradite nel dopoguerra. Pagina dopo pagina, attraverso le vicende personali di tre generazioni, il racconto ripercorre anni cruciali della storia del Novecento, dal tradimento e dall’ascesa dell’amico del nonno, il socialista Mussolini, alla guerra, alla resistenza, alla repubblica, al terrorismo e agli anni di piombo. Ricco di pagine narrative commoventi, il romanzo inserisce nella “grande storia” le piccole,
appassionanti e dolorose vicende dei suoi protagonisti, Sul filo conduttore della memoria incontriamo cosi non solo la storia di un tempo, ma l’umanità di chi quel tempo ha vissuto. Una umanità che ci regala figure che non è azzardato definire universali, alle prese con un dilemma sempre presente nella vicenda umana: lo scontro tra ragioni della forza e forza delle ragioni.
Con questo romanzo l’autore, che è al suo primo impegnativo lavoro narrativo, ma ha alle spalle il suo impegno di storico militante, non abbandona la via seguita sin dalla giovinezza, ma rende più esplicita la scelta di ricostruire i fatti attraverso le vite dei loro protagonisti. Il “romanzo della resurrezione”, infatti, è un libro di narrativa, ma le storie che racconta e i suoi personaggi, sono specchio di vicende reali e di concrete esistenze, che danno un senso e un valore storico agli eventi di cui sono stati protagonisti.
A fare da sfondo al racconto c’è Napoli, una città che, come il protagonista e la sua famiglia, non si arrende e soprattutto non si vende, sicché la città scettica e anarchica, che ne ha viste di tutti i colori, riserva al fascismo un consenso che non rinuncia all’ironia e ha spesso i toni del disprezzo. Come i suoi predecessori, Giuseppe non smette di lottare per un mondo più giusto. Ritornano, come un tarlo nella sua mente, il sacrificio del nonno ucciso e quello della madre, che una società patriarcale costringe ad abbandonare le amate scene del teatro, per vivere nella solitudine di un rifiuto che sembra pazzia. Una fine terribile e un tormento per il protagonista. che solo un attimo prima che Atropo recida il filo della vita, troverà pace in quel romanzo che diventa resurrezione.
Solo alla fine ci si accorge che, senza mai nominarlo, il romanzo è anche - e forse soprattutto - un duro attacco a chi oggi ripropone l’Italia di Dio, della patria e della famiglia. Un attacco che si coglie alla fine, perché non ha mai toni forti, si muove sottotraccia, ma a ben vedere è l’asse portante di un romanzo pregevole, che fa del passato la chiave di lettura del presente.
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Santa Fede Liberata, Vico San Geronimo, 20, 80134 Napoli NA, Italia,Naples, Italy, Napoli