Avellino - viaggi di Sua Maestà RE Ferdinando II di Borbone

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Regno delle Due Sicilie | Napoli

Regno delle Due Sicilie
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REGNO delle DUE SICILIE
SUA MAESTÀ
IL RE
FERDINANDO II di BORBONE
Fu il più assiduo a viaggiare in Hirpinia e nel Regno; appena salito al trono, fece la solenne promessa di visitare tutte le province del REGNO, cercando così di stabilire da subito una felice intesa con i sudditi, che mostrarono di apprezzare la sua intenzione di attuare una politica di progresso civile ed economico del Mezzogiorno.
Avellino si trovò spesso sulla rotta dei viaggi reali, vivendo, come scrisse con enfasi il “Giornale degli Atti dell’Intendenza” del 1831 nel riportare la cronaca del viaggio del 20 maggio 1831 da Foggia a Napoli, una “giornata eternamente memoranda presso i popoli del principato Ultra visitati dall’amorosissimo padre nostro”.
Dopo aver ricevuto il vescovo e tutte le autorità, il Re trascorse parte della serata a teatro, tutto illuminato a festa, poi, acclamato dal popolo, riprese il viaggio in cocchio.

Il re auspicò che Avellino fosse collegata alla linea ferroviaria, come affermò nel discorso pronunciato nell’ottobre 1839, all’inaugurazione della tratta Napoli-Portici
:
“Questo cammino ferrato gioverà senza dubbio al commercio e considerando che tale nuova strada debba riuscire di utilità al mio popolo, assai più godo nel mio pensiero che, terminati i lavori fino a Nocera e Castellammare, io possa vederli tosto proseguiti per Avellino fino al lido del Mare Adriatico”. (Dagli “ Annali Civili del Regno delle Due Sicilie “... poi giunsero gli invasori nel 1860 che chiusero tutti i collegamenti in costruzione già firmati e finanziati).
Ferdinando era molto religioso e amava recarsi, anche due volte al mese, al santuario di Santa Filomena a Mugnano del Cardinale, a cui, come tutti i Borbone, era devotissimo.
Si racconta, che non prendessero una decisione importante senza prima fare voto a questa leggendaria santa anche per ottenerne la protezione prima di intraprendere il tratto stradale in salita in direzione di Monteforte che era così impervio da costringeva il Re e tutti i viaggiatori a scendere dalla carrozza.
Anche l’8 gennaio 1859,
durante il viaggio da Caserta a Manfredonia per ricevere la principessa Maria Sofia di Baviera, promessa sposa di Francesco II, fece visita al santuario, a cui volle che i principi donassero i bottoni di ametista e malachite delle camicie per farne un ostensorio, dove si sarebbe conservato il sangue della santa.

Ad Avellino un plotone di guardie d’onore, comandato da Giuseppe de Concilj, lo accolse al rione Speranza e lo accompagnò al palazzo dell’Intendenza, dove furono riservate per gli ospiti tre stanze ( il Nostro Sovrano prediligeva accoglienze sobrie e poco costose).
Gli furono presentate le autorità della città: il sindaco Nicola Maria Galasso, il presidente della corte criminale Michele La Mola, il presidente del tribunale Giuseppe Talamo, di idee liberali, il vescovo monsignor Gallo e alcuni insigni cittadini, come Fiorentino Zigarelli, Carlantonio Solvimene, Crescenzo Capozzi. Il Re notò che non era presente Lorenzo de Concilj, ma l’età avanzata e il rigore del clima resero meno sospetta l’assenza del personaggio irpino.
Il pranzo fu servito dalla cucina Reale, che faceva parte del seguito, ma Ferdinando mangiò poco e si levò di tavola prima che il pranzo finisse perché era di cattivo umore. Infatti credeva nella iettatura, che gli sarebbe derivata dall’incontro con un monaco, uno zoppo o un calvo e gli era già capitato di incontrare un monaco. Era anche preoccupato per il viaggio perché aveva cominciato a nevicare.

I viaggi di Ferdinando furono accompagnati da episodi umoristici e motti scherzosi, raccontati da Raffaele De Cesare ne “La fine di un Regno”, che rivelano il carattere e la natura del personaggio, simpatico e “burlone” (la definizione è di Croce), incline spesso al tipico giuoco Napoletano superstizioso.

Nel 1847 passando per la nuova strada di Monteforte, che egli aveva fatto costruire dopo che in un precedente viaggio la sua carrozza si era ribaltata, invitò la Regina e il seguito a recitare il rosario per lo scampato pericolo.

Nell’estate del 1855, mentre sorbiva un gelato in compagnia di alcuni personaggi su un terrazzino del palazzo dell’Intendente di Avellino, vide passare in carrozza lungo il corso Vittorio Emanuele alcune signore, che sventolavano fazzoletti. Nello sporgersi in avanti per rispondere al saluto, perdette il cucchiaino d’oro, che cadde in strada. Temendo che potesse andare perduto, gridò al caporale Antonio Tamburino, di guardia al portone: “Tamburrì, Tamburrì: piglia ‘sto cocchiarino, prima che i guaglioni ’o fanno volà”

Ancora più gustoso l’episodio avvenuto a Monteforte nel citato viaggio del 1859. Mentre affrontava a piedi la salita del Gaudio lungo la via Regia al Passo di Mirabella, perché i cavalli erano ostacolati dalla neve, nei pressi della fontana, eretta nel 1757 dal Re Carlo di Borbone, perché i viandanti si potessero riposare e le bestie abbeverare, come recita la lapide con epigrafe in latino (“anhelos ex ascensu arduo viatores salubritate sua refrigeret”), il Re con la consueta bonomia offrì un sigaro al cocchiere Modestino Carulli, che guidava a mano i cavalli.
Questi ringraziò e conservò il sigaro in tasca. Allora il Re, che soleva esprimersi in dialetto napoletano, soggiunse:”Aggio capito, Modestiniè, tu te vuoi sfizzià ‘sto muzzunciello mio” e, levatoselo di bocca, glielo diede.
Giunto ad Avellino, chiese all’intendente della provincia Don Pasquale Mirabelli:” Che ci fai magnà stasera?” “Pacchere, Maestà, pacchere al ragù”. E il Re: ” E comme, pacchere? Bella accoglienza ca ce fai cu ’e pacchere”.

Gli Avellinesi gli tributarono festose accoglienze e solenni onori in segno di affetto per la stirpe reale.
Infatti, come si legge nell’articolo di Giuseppe Valagara sul Corriere dell’Irpinia del 4 settembre 1926 che cita giudizi di contemporanei, “quando Ferdinando morì, tutta Napoli vestì a nero”, ...mentre oscure trame della MASSONERIA brigavano per riempirci di rosso sangue.
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Regno delle Due Sicilie, Museo di Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito, 80132 Napoli NA, Italia, Napoli, Italy

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