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Gli Autori GIOVANNI DE LUNA e LINDA GIUVA ne discutono con GAD LERNER.Centinaia di migliaia furono le lettere che gli italiani inviarono a Mussolini.
Lontani dal clamore delle piazze e delle adunate oceaniche, uomini e donne raccontavano al dittatore le proprie sofferenze di popolo povero e dolente, lontano dall’immagine di prosperità offerta dalla propaganda. L’uomo a cui gli italiani scrivevano non era il capo forte e autoritario, ma il buon padre di famiglia. È con quell’uomo che sentivano di instaurare un rapporto personale. Chiedevano favori, sussidi, raccomandazioni per un posto di lavoro. Erano testi brevi, spesso scritti in un italiano incerto. Vedove con famiglie numerose, uomini che avevano perso il lavoro, giovani donne a cui mancava il corredo per sposarsi, bambini che non potevano andare a scuola per mancanza di scarpe o di libri. La corrispondenza confluiva alla Segreteria particolare del Duce, dove veniva smistata e affidata a funzionari incaricati di rispondere. Attraverso stralci di lettere provenienti dall’Archivio Centrale dello Stato, Giovanni De Luna e Linda Giuva ricostruiscono le molte facce del mito del Duce: il leader carismatico e infallibile, la figura paterna, l’uomo di umili origini che non fa mai mancare una parola di conforto, un ringraziamento, un aiuto a chi si rivolge a lui. Un mito che il carteggio con gli italiani aiutò a consolidare.
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