MAX COLLINI (OFFLAGA DISCO PAX) in "Storie di Antifascismo senza retorica" - CONDUCE FEDE TORRE

Fri Dec 13 2024 at 08:30 pm UTC+01:00

Punk Tank Café | Napoli

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Publisher/HostPunk Tank Café
MAX COLLINI (OFFLAGA DISCO PAX) in  "Storie di Antifascismo senza retorica" -  CONDUCE FEDE TORRE
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VENERDI' 13 DICEMBRE AL PUNK TANK CAFE'
MAX COLLINI (EX OFFLAGA DISCO PAX)
PRESENTERA' IL SUO LIBRO
"Storie di Antifascismo senza retorica",
CHIACCHIERANDO CON FEDE TORRE.
Premessa degli autori/Incipit del libro:
Mentre per decenni in questo Paese ci si è baloccati sul favoloso assioma
«non può esistere antifascismo in assenza di fascismo», abbiamo avuto in ordine sparso: il golpe Borghese, Gladio, il Piano Solo, Peteano, piazza Fontana, piazza della Loggia, la strategia della tensione, la strage di Bologna, i NAR, l’Italicus, Ordine Nuovo, Terza Posizione, il Rapido 904, la P2, i servizi segreti deviati. Se invece vogliamo guardare al presente più prossimo una miriade di pimpanti formazioni di ultradestra mai sciolte, partiti di governo la cui ambiguità sul tema è diventata l'identità programmatica e, per non farci mancare nulla, ci è toccato perfino l’assalto alla CGIL a Roma. Nessuna conquista democratica, nessuna Costituzione figlia della Resistenza può dirsi acquisita per sempre e il presente non fa che ribadirlo ogni giorno, per questo sarà meglio cominciare da noi stessi a ricostruire il rapporto con la Storia dell'ultimo secolo. Abbiamo cercato di farlo raccontandovi episodi, aneddoti, eventi del passato e della contemporaneità.
Storie minime, personali, umane. Senza retorica, senza eroi, senza ufficialità, senza bandiere e proprio per questo nostre nel profondo, là dove si fanno i conti
con chi siamo, che cosa vogliamo, quanto ci resta ancora da dire. Perché
l’“assenza di fascismo” in questa Repubblica, dal 1945 a oggi, è stato solo il desiderio, mai realizzato, di chi ama la democrazia.
Arturo Bertoldi
Max Collini
MAX COLLINI (Reggio Emilia, 30.03.1967)
All'anagrafe Massimiliano, classe 1967, ariete, Max Collini è stato per circa undici anni la voce narrante e l'autore dei testi degli Offlaga Disco Pax, collettivo neosensibilista di Reggio Emilia in cui ha militato dalla sua fondazione avvenuta nel 2003 fino allo scioglimento in seguito alla dolorosa scomparsa di Enrico Fontanelli nel 2014. Con gli Offlaga Disco Pax ha pubblicato tre album, tra cui il pluripremiato esordio “Socialismo Tascabile” (Santeria/Audioglobe), uscito nel 2005 e tra i dischi più influenti della scena indipendente italiana degli anni zero, e collezionato oltre quattrocento concerti. Dopo la fine dell'esperienza con gli Offlaga Disco Pax ha iniziato a collaborare continuativamente con Jukka Reverberi dei Giardini di Mirò nel duo Spartiti, di cui è uscito un album nel 2016 (Austerità - Woodworm label) e un Ep nel 2017 (Servizio d'ordine, sempre su Woodworm). Tra le sue collaborazioni come ospite sia dal vivo che su disco trovate anche Lo Stato Sociale. Ha partecipato in questi anni, sempre come ospite, a diversi concerti del tour per i trent'anni di Ortodossia dei Cccp con Massimo Zamboni e ai concerti dedicati ai 25 anni di Epica Etica Etnica Pathos dei post-CSI ed è stato uno dei protagonisti dello spettacolo teatrale/musicale “I SOVIET + L'ELETTRICITA'”, dedicato ai cento anni della Rivoluzione d'Ottobre. Tra il 2019 e il 2022 (quando possibile, vista la pandemia) Max è stato in tour con lo spettacolo intitolato “Hai paura dell'indie?”, dove ha reinterpretato alla sua maniera la nuova scena italiana dell’ultimo decennio: da Coez a i Cani, da Lo Stato Sociale a Calcutta, dai Coma_cose ai Pinguini Tattici Nucleari. Una specie di stand-up comedy grazie alla quale è stato ospite in diverse occasioni a “Propaganda live” su La7. Il tour “Hai paura dell’indie” si è chiuso il 21 Gennaio 2023 al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia con una serata speciale - andata immediatamente sold out - piena di ospiti, parole e musica. Max è in giro da diverso tempo con un nuovo spettacolo: “Storie di Antifascismo senza retorica” e, visto anche il clima nel paese, l'argomento viene affrontato con nuovi linguaggi e vecchie consapevolezze. Da questo tour è stato tratto un libro di successo, scritto assieme a Arturo Bertoldi, presidente di Istoreco - Reggio Emilia (Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea) e pubblicato di recente da People.
Prefazione di Francesco Filippi, tra le altre cose autore del libro: "Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo" giunto ormai alla centomillesima edizione;

È uno spettacolo, l’antifascismo. Un enorme movimento di popolo, di quelli che segnano la storia, anzi, che la storia la fanno; che se lo merita, uno spettacolo. Uno spettacolo proprio come questo. Quando ascoltai per la prima volta le storie che
troverete in queste pagine ero a Campi Bisenzio, ospite di uno di quei centri sociali in cui le mamme non volevano che andassimo, che poi era il motivo principale per cui ci andavamo. Sul palco a guardare giù c’era Max Collini, serio e
concentrato, aulico a tratti, che sembrava pronto a un comizio da
stazione Finlandia nella campagna fiorentina. E invece, ad accoglierti e prenderti per mano c’era la sua voce con una storia di storie lunga e bella.
Complicata anche, questa storia, e per niente conclusa, perché l’antifascismo nasce come risposta a quel perverso regime di sopraffazione che fu inventato, costruito e foraggiato in Italia e si diffuse da lì in tutto il mondo: il fascismo. Un prodotto da esportazione di successo come nella migliore storia del
made in Italy: come la pizza, la vespa, la mafia. E anche se alcuni storici continuano a sottolineare il fatto che si tratta di un evento storico che
finisce con la Seconda guerra mondiale, a ben vedere quello mussoliniano è un
brand che, purtroppo per noi, non ha mai avuto intenzione di fermarsi a Dongo.
Il fascismo non finisce nel 1945, ma se è per questo nemmeno l’antifascismo.
Quelle raccolte e rese vive sul palco e in queste pagine da Arturo Bertoldi e Max Collini sono storie di uno scontro lungo, che dura ancora. Non raccontano di una Resistenza generica, larga tanto da essere sfilacciata; quella che per paura di indossare un colore assomiglia sempre più a una macchia grigia, tradendo una storia di lotta che va riconosciuta. In questo libro c’è una Resistenza rossa come il colore del sangue di chi combatté prima e dopo il 25 aprile 1945, e combatté «per una libertà diversa da quella americana», come direbbe Gaber.
Storie che si rincorrono, tracciando un quadro di continuità che va dall’esperienza di opposizione ai fascismi al potere fino alle suggestioni di altri continenti: sempre
alle prese con le battaglie per la giustizia sociale vera e il progresso che fosse per tutti. È un libro che ci racconta alcuni momenti intimi di un’epopea di provincia, che
per tutto il Novecento ha creduto in un ideale che prometteva più eguaglianza per tutti e una società che fosse davvero solidale. Quando ci si imbatte in parole come quelle di Ida e Augusta, le due tedesche di Gombio che, con il loro scatto di umana indignazione, da connazionali degli occupanti, impongono un po’ di umanità ai nazifascisti, si comprende il significato di quel «senza retorica» che accompagna il racconto di Bertoldi e Collini: perché è nelle parole semplici, forti, nei gesti concreti di solidarietà contro la barbarie, che sta il senso vero dell’antifascismo. Perché per anni l’antifascismo, per molti, è stato un momento di impegno quotidiano, non necessariamente eroico, ma normale. Lo si coltivava «anche vendendo
l’Unità», come ricorda un altro dei racconti. Fu un sogno, che in alcuni casi riuscì a mettere dei semi per un’alternativa che oggi sembra dolorosamente lontana.
Negli anni Novanta l’Italia, cioè il Paese che dopo aver inventato Mussolini aveva anche avuto «il più grande Partito comunista al di qua della Cortina», prima ancora che la polvere del muro caduto a Berlino si posasse, si sbrigò con disarmante rapidità per buttare “il bambino” dei valori antifascisti con “l’acqua sporca” della
partitocrazia malata. Una pacificazione malfatta, con troppi conti aperti, che non aveva permesso la costruzione di una vera memoria pubblica, veniva cancellata, e al suo posto si insediava un vuoto tendente al nero. Mentre la sinistra italiana entrava in una crisi di identità da cui non sembra ancora oggi in grado di rialzarsi
e la Resistenza stessa finiva sotto processo, i fascisti, mai davvero scomparsi dal panorama politico, uscivano dalle catacombe della storia, scavalcavano l’argine del cosiddetto arco costituzionale e piombavano sulla scena politica con l’alone di chi è sopravvissuto a un cataclisma: ce l’avevano fatta, si dissero, erano sopravvissuti a cinquant’anni di democrazia. E ora potevano giocarci, con la democrazia.
Una parte della società, quella che aveva creduto nelle riforme sociali, nelle conquiste di diritti sul lavoro, in leggi simbolo come quelle su divorzio e aborto,
nelle mille piccole e grandi battaglie che avevano plasmato la democrazia italiana, questa fetta di popolo passava il tempo a torturarsi alla ricerca di una nuova identità, di nomi nuovi, nascondendo i simboli, annacquando il rosso vivo delle bandiere e accettando che “comunista” diventasse una parolaccia. Un’altra parte della stessa società, piccola ma mai abbastanza piccola, rispolverava gli alamari, toglieva il fez dalla naftalina e si riproponeva, con le stesse identiche parole d’ordine e gli stessi slogan, di riprendere in mano il discorso interrotto con la corsa
verso la Svizzera nella primavera del 1945. Perciò questo libro, e lo spettacolo che l’ha prodotto, non sono solo un omaggio necessario a una memoria di lotta lunga mezzo secolo e più, ma anche un utile strumento per riconoscere oggi, tra le pieghe di una quotidianità sempre più nera, le spie – e sono sempre
di più – di un passato che non pare avere intenzione di rimanere tale.
Le storie che troverete qui hanno una bella, rassicurante continuità: raccontano di esperienze, di sconfitte e vittorie. Parlano, insomma, di Sinistra. E se qualcuno spera che queste storie parlino solo di passato è perché probabilmente ne conosce la forza, e forse la teme. Ma le pagine che vi scorreranno davanti vi porteranno, come hanno fatto con me, indietro in un futuro che può ancora essere possibile per chiunque creda in quegli ideali, per chiunque senta il dovere di far battere il proprio cuore per un mondo diverso, più giusto. L’antifascismo è una storia di storie, belle come queste.
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