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“Sentiamo che nelle nostre vite ci sono impronte di esperienze che ci hanno preceduto, ma per lo più ignoriamo il fiume carsico dei traumi familiari e collettivi taciuti o rimossi, come appunto i crimini coloniali.”(Elena Rausa in un’intervista su La ricerca)
Durante l’occupazione coloniale italiana dell’Etiopia, Vittorio Gargano è un camionista al servizio del Regio Esercito. Si trova ad Addis Abeba quando, nel 1937, in risposta all’attentato al viceré Rodolfo Graziani, soldati, squadristi e civili italiani compiono una rappresaglia brutale e indiscriminata contro la popolazione etiope. La strage di cui è testimone segna in modo indelebile non solo il suo futuro ma anche quello della famiglia che formerà.
A distanza di moltissimi decenni e chilometri, a Milano, nel 2018, quel passato coloniale torna ad affiorare nei racconti del figlio Arturo, ormai settantacinquenne e ipovedente. Quando i servizi sociali gli affiancano un ragazzo di sedici anni, costretto ai lavori socialmente utili per aver commesso un atto vandalico, quella convivenza forzata diventa un’occasione di dialogo tra generazioni e un modo per riportare alla luce verità sepolte nelle storie private di due famiglie: quella di Arturo Gargano ma anche quella del ragazzo e di sua madre, che per professione studia proprio la Storia pubblica di quegli anni oscuri. Elena Rausa ha scritto altri due romanzi di ambientazione storica, entrambi pubblicati da Neri Pozza: Marta nella corrente (2014) e Ognuno riconosce i suoi (2018).
Dialoga con lei Kibra Sebhat, milanese e afroitaliana originaria dell’Eritrea. Si occupa di comunicazione, giornalismo e videoproduzioni, collabora con il Corriere della sera. Insieme a Viviana Mazza, ha scritto il libro per ragazz* Io dico no al razzismo (Mondadori).
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NOI libreria - Spazio culturale di vicinato, 18 Via delle Leghe, Milano, Italy
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